Fondazione Paola Frassi | L’ossessione di Hitler per l’arte
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L’ossessione di Hitler per l’arte

29 Gen L’ossessione di Hitler per l’arte

Lunedì 3 febbraio il Cineforum propone il film Monuments men.
Sotto l’esperta guida della storica dell’arte Maria Carpaneto, conosceremo un lato meno noto di Hitler, che sfruttò pesantemente il suo potere, per diffondere in tutta la Germania la sua personale visione artistica. Arte classica, romantica ed eroica che incarnava il suo ideale razziale ed era comprensibile all’uomo medio. I classici «ariani» si contrapponevano all’arte contemporanea, “degenerata”, che fu requisita, principalmente agli ebrei.

Il film di George Clooney è liberamente ispirato alla vera storia dei Monuments Men, così venivano infatti chiamati i membri del Monuments, Fine Arts, and Archives, una task force creata e voluta dal Presidente Franklin D. Roosevelt per proteggere il patrimonio culturale, storico e artistico dei paesi europei, vittime dei saccheggi e dei furti da parte delle truppe naziste.

L’arte ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo della propaganda della Germania nazista. E lo stesso Adolf Hitler fu pittore in gioventù. Solitamente viene taciuto il suo rapporto con l’arte, non considerando in adeguata misura le sue considerazioni in merito alla pittura, alla scultura, al collezionismo, ai musei.

A sostegno di questa tesi, il documentario Hitler contro Picasso e gli altri realizzato nel 2018 a cura di Claudio Poli

ricostruisce il rapporto del Führer con questa disciplina, concentrandosi sulle legittime richieste dei proprietari, soprattutto ebrei, depredati delle loro opere dal regime in vigore negli anni Trenta. Una lettura più attenta di questa sua sensibilità dovrebbe suggerire una riflessione su come sia riuscito ad asservire l’arte alla sua ideologia, rendendola parte integrante e rilevante della sua propaganda politica.

Intuendo il potenziale emotivo dei simboli inclusi nelle opere d’arte, se ne servì per concepire un’appropriata iconografia politica con un risultato che ancora oggi scuote l’immaginario mondiale. Di suo pugno sono le modifiche che hanno reso la svastica l’emblema per antonomasia del nazismo.

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