Fondazione Paola Frassi | Leonardo, il Grande
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Leonardo, il Grande

16 Mar Leonardo, il Grande

Nonostante il vento gelido, la visita al cenacolo di Leonardo ha scaldato il cuore al gruppo di amici intervenuti. Una serata speciale, per la difficoltà a trovare i biglietti, ormai sempre più rari, ma soprattutto per la narrazione e l’accompagnamento della nostra brava guida Lorella Baroncelli, nata proprio a Vinci e profonda conoscitrice del Maestro.

L’attesa prima del turno, le porte che si aprono in automatico, le varie camere che occorre attraversare per giungere al refettorio, rendono l’aspettativa ancora più densa di emozioni.

Il cenacolo lo conosciamo da sempre, fa parte dell’iconografia con cui siamo cresciuti. Tuttavia, per chi non c’era, mi è caro trascrivere un po’ delle informazioni ricevute da Lorella, anche perché tante sono le leggende metropolitane prive di fondamento che “girano” attorno al dipinto…

Leonardo dipinge il cenacolo secondo il Vangelo di Giovanni, tuttavia lo interpreta e lavora attorno alle emozioni dei docici. Per questo decide di utilizzare tempera grassa su gesso, una tecnica che gli permettesse continui ritocchi (cosa che purtroppo renderà il dipinto fragile e quasi irriconoscibile dopo poco tempo).
Volle avere la possibilità di apportare continui ritocchi.

Il personaggio principale del dipinto è Giuda, per la prima volta in un’ultima cena, al tavolo con Gesù. Leonardo cercherà un modello particolare per questo personaggio e lo troverà nelle prigioni di Milano (non è il volto del Priore come si legge in fantasiose interpretazioni). Dipinge il suo volto in ombra perché ha perduto la luce a causa del tradimento, ma ha ancora la veste celeste (colore della santità), anche se non non dello stesso blu lapislazzulo del Cristo.

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Giovanni ha l’aspetto di una donna, come è sempre raffigurato, perché è l’apostolo più giovane e più amato da Gesù, non è la Maddalena…. Tuttavia non ha il capo reclinato sulla spalla del maestro. La frase di Gesù “Questa sera uno di voi mi tradirà” lo sconvolge e crea un vuoto triangolare in contrapposizione con il triangolo umano e divino (rosso e blu) del Figlio dell’Uomo. Triangolo, trinità e numero tre sono infatti una costante nel dipinto: tre le finestre sullo sfondo, tre gli apostoli raggruppati nei gruppi.

La mano destra di Gesù raggiungendo il pezzo di pane di Giuda (“Il traditore è colui per il quale intingerà un boccone e glielo darà”) mostra il suo desiderio di attesa (allontana da me questo calice…) mentre la sinista sembra dire “Eccomi! sia fatta la tua volontà“. Una mano punta un calice di vino, l’altra il pane. Anticipazione della morte in croce.
I suoi piedi, non più visibili a causa dell’apertura del varco verso le cucine, erano incrociati, preludio della crocifissione.

Il vero messaggio che Leonardo ci comunica sono ” i moti dell’animo”, le emozioni, la fisiognomica, svelando il nome di ciascun apostolo dalla suo postura e dal suo volto.

La prospettiva del dipinto parte dalla tempia destra del Cristo, in cui è stato trovato un forellino da cui Leonardo fece originare gli assi prospettici, tirando delle funi.

Questo refettorio è stato bombardato, è stato una prigione, una stalla per cavalli, è un miracolo che noi oggi, nel 2016 riusciamo ad ammirare tutta la bellezza derivante da tutti questi pensieri e studi. Ma per concludere la nostra Lorella ci propone un esperimento.

Provate immaginare di uscire da qui ed incontrare inaspettatamente il vostro migliore amico davanti alla Basilica che vi dice “Tu mi hai tradito”. Quale sarà la vostra reazione a un’accusa così ingiusta e inaspettata? Alzerete le mani al cielo come Andrea? Rimarrete senza fiato come Giacomo il Maggiore? O come Giovanni chiederete “Posso essere io il tuo traditore”?

Se solo per un’istante nel cuore e nell’anima proverete quell’emozione allora si, avrete capito i moti della’animo che Leonardo voleva fissare su quella parete.